Ce lo ricorda Giuseppe Altamore, giornalista e scrittore dai mille interessi, in primis quello per l’oro blu, di cui è il massimo esperto italiano
Di Minnie Luongo- giornalista scientifica

Queste pagine avrebbero dovuto rientrare nella rubrica che dedichiamo alla recensione dei libri da leggere (o rileggere, a seconda dei casi). Per questo motivo avevo chiesto al collega Giuseppe Altamore del suo più recente volume sull’acqua, dal momento che in passato ne avevo letti un paio, trovandovi informazioni preziose, non reperibili altrove, e desideravo pertanto consigliarlo in vista del periodo festivo di questo particolare anno, che non ci permetterà grandi spostamenti né viaggi.
Avuta la sua disponibilità a procedere, ho cercato in rete un suo Curriculum, di cui trascrivo qui solo qualche stralcio:
Giuseppe Altamore è direttore responsabile del mensile BenEssere, la salute con l’anima del Gruppo San Paolo. Giornalista e saggista, vive e lavora a Milano da oltre trent’anni, ma le sue radici sono in Sicilia. Ha iniziato la sua attività giornalistica al quotidiano L’Ora nel 1975 e dopo una lunga gavetta è approdato a Famiglia Cristiana, dove si è occupato prevalentemente di economia, di consumi, di salute e di sicurezza alimentare. Nel 2008 è stato nominato direttore responsabile del mensile Club3-Vivere in armonia. Nel 2013 ha fondato il mensile BenEssere. La salute con l’anima (Gruppo San Paolo) di cui è ancora oggi direttore responsabile.
Laureato in sociologia, ha frequentato la Scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ha vinto nel 2004 il premio Scritture d’acqua per le sue pubblicazioni Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale, uno scandalo sommerso ed I predoni dell’acqua. Acquedotti, rubinetti, bottiglie: chi guadagna e chi perde. Ha un suo sito http://www.giuseppealtamore.it tutto dedicato al tema dell’acqua potabile.
È autore di: Europa, istruzioni per l’uso (Oscar Mondadori, 1992); Tutte le parole dell’economia (Oscar Mondadori, 1994); Personal budget (Sole24 Ore, 2001); Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale: uno scandalo sommerso (Fratelli Frilli Editore, 2003); I predoni dell’acqua (Edizioni San Paolo, 2004); Acqua Spa(Arnoldo Mondadori, 2006); I padroni delle notizie. Come la pubblicità occulta uccide l’informazione (Bruno Mondadori, 2006); L’acqua nella storia. Dai Sumeri alla battaglia per l’oro blu (Sugarco, 2008); Tutti i segreti per spendere meglio (Il Sole24 Ore-Giunti, 2010); Dalla stessa radice. Ebrei e cristiani, un dialogo intrareligioso (Lindau, 2016); Auschwitz non vi avrà. Una famiglia di ebrei italiani in fuga dalla persecuzione nazifascista (con Guido Hassan, San Paolo, 2018); Convoglio 53. La vera storia di Jean Khaieté scampato alla deportazione (Edizioni San Paolo, 2019). A testa alta. Massimo Tosti, il carabiniere che salvò 4000 ebrei (Edizioni San Paolo, 2020). Appassionato di storia e teologia, da qualche anno si occupa di dialogo ebraico-cristiano.
A questo punto ho iniziato con quella che intendeva essere una rapida sbirciatina ad un sito bizzarramente dedicato per intero all’acqua: per farla breve, mi sono ritrovata immersa nella lettura di svariati pezzi, con curiosità e approfondimenti che non potevo lasciarmi scappare. Per esempio, riflessioni su fake news come quella intitolata “Ma il Covid c’è nell’acqua?” , oppure precisazioni sul fatto che, contraddicendo un falso luogo comune, le oasi del deserto non siano regali della natura, bensì opere realizzate dall’uomo. Continuando con informazioni dettagliate sui cosiddetti Pfas, pericolosi composti in cui in pratica siamo immersi: sostanze perfluoro-alchiliche la cui presenza è evidenziata in una relazione dell’Istituto di Ricerche sulle Acque del CNR con un rapporto cui il sito rimanda scrupolosamente.
Va bene i libri e il sito sull’acqua, ma il tempo per occuparsi anche di storia e teologia, con particolare attenzione per il dialogo ebraico- cristiano quando lo trova Altamore, considerato che dirige anche un mensile di cui è fondatore? Inoltre, conoscendolo personalmente, so che non vive isolato in un eremo, ma a Milano con tanto di famiglia, ed interessi di vario genere.
Conclusione: ho controllato la sua data di nascita e ho scoperto che è del 1956. Tutto torna: è un Over60, di conseguenza dotato di superpoteri.
Scherzi a parte, ancora una volta si conferma che le passioni, quando sono autentiche, ci fanno portare a termine nel migliore dei modi più progetti, e con relativo sforzo.
Di conseguenza, dopo aver rivolto qualche domanda al nostro autore, è venuto naturale spostare queste pagine nella rubrica “Il personaggio”. Ultima considerazione: le risposte rivelano anche un giornalista e uno scrittore di razza, che con poche frasi rapisce il lettore portandolo nella sua Sicilia assieme al ricordo di sè da piccolo, con il papà Costantino e il rabdomante Calogero. Ecco come nascono le passioni vere e durature.
Quando nasce il tuo interesse per l’acqua, che poi hai sviluppato in maniera profonda, affrontandone ogni aspetto?
È un interesse che sorge a metà tra vicende personali e impegno professionale. Mi ricordo che una mattina di un giorno settembrino, all’ora convenuta, Calogero, rabdomante di Bisacquino (Palermo), apparve tra la vigna e il pero di un terreno di famiglia. Magro e bruciato dal sole siciliano, portava sulla spalla una sorta di ciambella fatta con fili di rame intrecciati. Lo aveva chiamato mio padre Costantino, che sognava l’acqua anche di notte, per poter aprire il rubinetto e bere a garganella. Ma su quel cozzo (collina) arido e argilloso era un sogno difficile da realizzare. Nel suo terreno, di meno d’un ettaro, aveva già fatto scavare due pozzi, raccogliendo a fatica qualche secchio al giorno. Prima di chiamare Calogero aveva pure scomodato un geologo dell’Università di Palermo che, arrivato con un’apparecchiatura sofisticata, aveva percorso in lungo e in largo quel pezzo di terra assetato. Alla fine, la diagnosi impietosa spegneva ogni speranza: «La natura del sottosuolo e le scarse precipitazioni non offrono sufficienti garanzie di rinvenire una sia pur minima vena acquifera».
Ma mio padre non si era rassegnato, pensava che il rabdomante potesse fare di più. Del resto, Calogero passava per uno che riusciva a scovare fiumi sotterranei e se lo avessero preso sul serio, a suo dire, avrebbe potuto trasformare la Sicilia in un giardino. A mio padre bastava che quel suo piccolo deserto potesse essere coltivato.
Su e giù, da destra a sinistra, Calogero girava e rigirava. A volte si fermava, faceva roteare il groviglio di fili intrecciati a caccia di misteriose vibrazioni idriche. Annusava perfino l’aria per carpirne il sentore di umido. Al termine di una mezza giornata sotto un sole cocente e con i piedi su una terra spaccata dalla siccità, improvvisamente si era fermato in un punto al centro dell’orto. «Qui», disse, «non c’è dubbio: qui c’è un fiume, anzi un lago. Sì, un lago dell’era glaciale. Se scavate a 30-40 metri c’è un ben di Dio». Mio padre era felice come un bambino: un pozzo che arriva ad acchiappare un lago, proprio in mezzo al suo orto… Calogero gli sembrava un dio. E costava meno, molto meno del geologo.
La trivella giunse la settimana seguente. Era un vecchio trattore che spingeva un pesante stantuffo nel cuore della terra, e ad ogni colpo tutt’intorno tremava come per un terremoto. Ma la terra usciva asciutta dalla trivella, nemmeno una traccia di umidità. Per beccare il “lago” occorreva sfondare lo strato di argilla. Ed ecco finalmente l’argilla. Un metro, due metri… e poi, ancora secco. Finalmente, da una profondità di 32 metri fuoriuscì terra più fresca. Poi, qualcosa frenò la trivella, il trattore ansimò, sputando fuori un lampo di fumo nerastro. Infine, si sentì un rumore sordo, ed ecco l’acqua che zampillava. E gli occhi verdi di mio padre che si accesero di gioia.
Ecco, il sogno realizzato dell’acqua che non c’era, la caparbia volontà di un genitore che non si arrende mai, hanno in qualche modo ispirato il mio interesse per l’acqua, un universo simbolico, un elemento trasversale, lente attraverso cui osservare la realtà e la natura. L’acqua comunque mi affascina, evoca misteri e paure. L’acqua ha un carattere pervasivo, impregna ogni forma di vita del mondo, ma cambia, non è mai uguale, non si ripete con monotona e scontata prevedibilità. Si può parlare di acqua sul piano ambientale, della salute, del commercio, della chimica, della filosofia (che nasce con Talete, il quale fonda il suo pensiero sull’umido …), della religione.
La sensibilità per questo bene prezioso, a parere di un esperto come te, si sta rafforzando da quando hai cominciato ad occupartene?
Di acqua si parla sempre di più: ormai è un tema di moda. E quando un argomento diventa popolare il rischio di banalizzare o ridurre tutto a uno schema ideologico è altissimo. Basti pensare al dibattito fumoso sulla privatizzazione che si è sviluppato soprattutto attorno al referendum del 2012. L’acqua comunque è maestra di cultura, generatrice delle più possenti civiltà umane. È l’avvincente avventura del più importante bene naturale: dall’alba della storia all’illusoria purezza contenuta in una bottiglia di plastica. È un racconto che affascina e che si perde nel mito del Diluvio Universale, presente in tutte le culture e in ogni latitudine, per approdare nell’era della mercificazione della vita stessa. Pensiamo alle meraviglie degli acquedotti romani, ai vecchi sistemi di adduzione, alle gallerie drenanti degli etruschi, ai qanat e alle foggara, antichi sistemi drenanti che nel deserto raccolgono milioni di gocce che generano fonti inesauribili e oasi verdeggianti. Possiamo fare un viaggio attraverso secoli di storia intrisa di conoscenze tecniche ancora in uso e di saperi che potrebbero aiutare l’umanità a trovare una soluzione alla crescente crisi idrica che attanaglia il pianeta. Chi si appassiona a questo tema, può imbattersi in pagine dedicate alla filosofia greca che nasce proprio legandosi al più prezioso tra i quattro elementi. Si può scoprire come e perché per secoli non ci siamo lavati per paura delle malattie, fino alla scoperta dell’igiene, dei microbi, delle grandi epidemie di colera legate all’acqua contaminata e che hanno segnato la costruzione degli acquedotti nel XIX secolo. Grandi lavori realizzati spesso da compagnie private votate al profitto che offrivano il servizio solo a chi poteva pagare. Soprattutto, leggendo i tanti libri sull’acqua, si possono trovare molti spunti di riflessione e tanti motivi per indignarsi di fronte a chi vorrebbe mettere le mani sul più prezioso dei diritti umani. Ecco, per esempio, che i testi che ho scritto possono servire per riflettere sul destino di una risorsa fragile, diventata esauribile a causa di sprechi e mala gestione. Una risorsa contesa che, come il petrolio, è quotata in Borsa, sottoposta alle speculazioni finanziarie, che rischia di scatenare vere e proprie guerre.