Jurij Gagarin: un nome meritatamente famoso da 60 anni

12 aprile: Giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio

Di Minnie Luongo –giornalista scientifica

“La vedo! La Terra è blu!” Questa l’esclamazione di Jurij Alekseevič Gagarin, il primo uomo nello spazio, esattamente 60 anni fa. Per onorare lo storico viaggio dell’allora 27enne astronauta russo e il suo giro ellittico attorno alla Terra, l’Unesco ha voluto indicare il 12 aprile come “Giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio”.

Jurij Gagarin (Corbis via Getty Images)

Di fatto, quel 12 aprile 1961 Gagarin aprì la via alle missioni umane di esplorazione del cosmo. A nemmeno quattro anni dal lancio dello Sputnik, che aveva inaugurato l’era spaziale, c’era un uomo che riusciva a superare i confini dell’atmosfera: un primato, ricordiamo, raggiunto nel pieno della corsa allo spazio che vedeva Stati Uniti e Urss acerrimi rivali. A bordo della Vostok 1, in 108 minuti completò un’intera orbita ellittica attorno alla Terra, raggiungendo un’altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400 chilometri orari. Nessun essere umano lo aveva fatto prima.

 Ecco il commento di Franco Malerba, primo astronauta italiano (all’epoca dell’impresa un ragazzino di quasi 15 anni) “Credo che l’elemento fondamentale di quella missione sia stato il coraggio. Al tempo di Gagarin non si sapeva ancora come il corpo umano si sarebbe comportato, ammesso che fosse arrivato sano e salvo in orbita in condizioni di assenza di peso, e quali scompensi avrebbe potuto produrre questa situazione.   Poteva davvero andare tutto storto, dalla partenza, al giro intorno all’orbita terrestre, fino all’atterraggio, avvenuto sotto gli occhi stupefatti di alcuni contadini, a sud della città di Ėngels”.

“Gagarin è stato davvero un eroe perché ha preso su di sé una grande scommessa: forse lo ha fatto anche con disciplina di soldato, forse con l’aspirazione di passare all’immortalità. Ma resta il fatto che ha messo in gioco una gran quantità di coraggio”.

Dopo la storica impresa- per la quale aveva scelto il nome Cedro– Gagarin collaborò alla preparazione di altre missioni spaziali, come quella che nel 1963 porterà in orbita Valentina Tereskova. In seguito collaborerà allo sviluppo della navicella Sojuz (ancora oggi operativa) e proseguì l’addestramento, destinato a comandare il volo della Sojuz 3, primo del programma con equipaggio umano dopo quello della Sojuz 1 che nel 1967 si concluse tragicamente con a bordo Vladimir Komarov, di cui Jurij era riserva. Continuò pertanto a effettuare voli sui caccia Mig, per mantenere il numero di ore volo e addestramento. Ma il 27 marzo 1968 (un anno prima dello storico allunaggio statunitense), mentre stava effettuando con il copilota Seregin un normale volo di addestramento su un caccia Mig-15, perse il controllo del velivolo che cadde in avvitamento. Non si lanciò con il paracadute: in questo modo si sarebbero salvati, ma il Mig si sarebbe infranto su un’area abitata: Jurij Gagarin morì a soli 34 anni.

A lui, in occasione delle Olimpiadi del 1980, fu dedicata una statua a dir poco imponente. Il monumento si trova a Mosca, in piazza Gagarin, alla fermata Leninskij Prospekt. La statua (il cui piedistallo è progettato per ricordare i gas di scarico di un razzo) è realizzata in titanio, un metallo spesso usato per i velivoli spaziali, e pesa 12 tonnellate per un’altezza di 42,5 metri.

La gigantesca statua eretta a Mosca in onore di Jurij Gagarin

A proposito, quanti bambini sono stati chiamati da allora così, in tutto il mondo, in suo onore? Il 12 aprile, nella Giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio, potrebbe essere stata l’occasione giusta per approfondire il motivo della scelta dei genitori. E anche se spesso il nome viene trascritto in modo errato all’anagrafe (anche e forse soprattutto in Italia), pazienza… sappiano comunque che la grafia esatta del nome del primo astronauta è Jurij.

(Photo credit should read /AFP via Getty Images)

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