I versi più celebri sulla fragilità umana
Dalla Redazione

Si sta
come d’autunno
sugli alberi
le foglie
La famosa poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti non può non essere ricordata quando si parla di malinconia, che induce quasi sempre ad un senso estremo di precarietà, proprio come le foglie in autunno: infatti, basta un un filo di vento e possono staccarsi dai rami e cadere, così come può spezzarsi all’improvviso l’esistenza degli uomini (con un particolare riferimento alla condizione dei soldati al fronte).
Scritto durante la fine della Grande Guerra nel 1918, e composta nel Bosco di Courton, in Francia, questo componimento è senza dubbio uno dei testi chiave che meglio rappresentano la poetica di Giuseppe Ungaretti. Vi si descrive, attraverso la metafora della caduta delle foglie in autunno, la precarietà della vita umana, prendendo come esempio nel testo lirico la condizione dei soldati che vivono la difficile vita di trincea nel corso della Prima Guerra mondiale.
Come in molte altre delle sue liriche, anche in questa il poeta non utilizza alcun tipo di punteggiatura, allo scopo di esprimere un flusso continuo, come se il tempo si fosse fermato.
