Solo perché è estate non è detto che ci si debba dedicare unicamente alla lettura di testi “leggeri”
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

L’estate non sembra il momento più adatto per leggere un libro di medicina. Ma la pandemia causata da SARS CoV 2 e le sue conseguenze ci coinvolgono troppo direttamente per poterle accantonare. Anche perché, nonostante il calo dei contagi e l’efficacia dei vaccini, sono ancora molte le persone che soffrono gli strascichi di un’infezione contratta mesi o anche anni fa. Ed è proprio da questo dato che parte Il lungo Covid (Utet, 230 pagine, 18 euro) di Agnese Codignola, divulgatrice scientifica con un dottorato in farmacologia.
A far capire quanto sia complessa la nostra relazione con questo virus sono le storie dei tanti pazienti, ufficialmente guariti ma uniti dalla sensazione che le cose non sono più come prima e chissà se lo saranno mai, e dei ricercatori che cercano di dare valore alle decine di sintomi diversi e spesso invalidanti che caratterizzano il post Covid. Dalla fatigue, la spossatezza patologica che rende faticosa qualunque attività alla brain fog, la nebbia cognitiva che fa sentire improvvisamente invecchiati, cui spesso si aggiungono perdita dell’olfatto, depressione, insonnia. Tutti sintomi di cui si sta cercando di individuare la causa, legata forse al virus stesso, forse all’infiammazione causata da questo o ancora dalle reazioni del nostro sistema immunitario. Una sfida difficile, ricorda Codignola, ma non del tutto nuova: perché la pandemia da Covid non è il primo o l’unico caso di infezione virale a causare sintomi imprevedibili. E qui il saggio, come tutti i bei libri di medicina, si trasforma in un viaggio avventuroso nella relazione tra esseri umani, virus e altri agenti patogeni. Rievocando altre pandemie note e meno note, come l’encefalite letargica raccontata da Oliver Sacks in Risvegli, ma anche l’influenza asiatica che ha provocato oltre un milione di morti alla fine del diciannovesimo secolo, senza dimenticare gli effetti sui sopravvissuti a infezioni più vicine a noi come la SARS o Ebola.

Niente di nuovo, dunque: anche gli anti vax esistono da quando sono disponibili i vaccini. E anche la recente pandemia non è certo un fulmine a ciel sereno; tutta la nostra storia è segnata da eventi con strascichi di questo tipo. Con caratteristiche anche simili, come le esitazioni della classe medica nel riconoscere il disagio dei pazienti – soprattutto quando si tratta di donne, annota l’autrice – un’esitazione che ricompare quando pensiamo di malattie dalle cause ancora non identificate ma i cui sintomi ricordano quelli del Long Covid, come la fibromialgia o la sindrome da stanchezza cronica. E in casi come questi la terapia, se esiste, sta certamente in un approccio globale che tenga conto tanto dei sintomi e di eventuali danni organici quanto del disagio psicologico vissuto dai pazienti. Non è un caso che sia proprio questo l’orientamento di alcune iniziative di supporto per il post Covid di cui parla Codignola, come Covid Feel Good, il protocollo di auto aiuto on line creato dall’Istituto Auxologico Italiano (www.covidfeelgood.com/ ) o ENO Breathe, il programma di riabilitazione respiratoria on line attraverso il canto gestito dall’English National Opera (www.eno.org/breathe/ ). Idee moderne, o forse no, visto che quasi un secolo fa la regina Elena del Montenegro – moglie di Vittorio Emanuele III – aveva promosso per i pazienti guariti dall’encefalite letargica un programma basato su terapie a base di erbe ma anche dieta, attività fisica e psicoterapia: una storia qui riassunta e raccontata più diffusamente nel libro L’erba della regina di Paolo Mazzarello (Bollati Boringhieri 2013). A ricordare come la storia della medicina, oltre ad essere avvincente, sia un elemento irrinunciabile della nostra avventura umana. Come conferma questo Il lungo Covid, che è anche uno strumento utile per chi con il long Covid debba fare i conti personalmente o in famiglia.
