Sport? No grazie, a meno che non sia Tai chi chuan

Riflessioni controcorrente sul concetto di attività sportiva e di chi la pratica

Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

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Come al solito, è stata una serie televisiva a salvarmi. Qualche giorno fa mi stavo chiedendo come avrei affrontato il tema del mese quando, mentre seguivo una puntata de I Misteri di Murdoch, ho sentito il mio detective preferito esprimere un pensiero che condivido pienamente: “Può divertirmi giocare una partita”, commentava il detective, a margine di un campionato di hockey, “ ma… stare seduto a guardare gli altri che giocano?”

 Per fortuna non tutti  la pensano come noi, altrimenti lo sport professionistico non esisterebbe proprio. Anche se, in effetti, si tratta di una creazione relativamente recente il cui sviluppo – come osserva un altro personaggio della serie – è legato all’evoluzione della società industriale, che ha regalato a un numero crescente di persone un bel po’ di tempo libero e la possibilità di pagare per assistere a un evento sportivo.

Personalmente, resto dell’idea che alcune attività – praticare uno sport ma anche mangiare, e altro che lascio alla vostra immaginazione – possano essere divertenti se praticate in prima persona, molto meno se le vediamo praticare ad altri. In realtà, per buona parte della mia vita anche lo sport praticato mi ha lasciato indifferente: miopia e goffaggine, abbinate a uno spirito scarsamente competitivo, mi hanno tenuta lontana da squadre e squadrette, e i tentativi delle mie insegnanti di educazione fisica di trovare “lo sport giusto per me” hanno prodotto scenette che se si fossero verificate in epoca di social mi avrebbero sicuramente reso famosa. Come quando sono rimasta immobile ai blocchi di partenza perché talmente concentrata sull’idea di dover partire di corsa al segnale convenuto, che quando il cervello è arrivato a registrare il segnale stesso, le altre erano già arrivate al traguardo. Ma anche il lancio del peso può diventare uno sport ad alto rischio, se riesci a farti sfuggire di mano l’oggetto in questione tirandotelo praticamente sui piedi… Dopo questi exploit, sono passati decenni prima che io mi arrischiassi a praticare una qualche attività fisica. E anche allora non si è trattato di uno sport nel senso convenzionale del termine: a rigore di termini il Tai chi chuan che pratico da anni con soddisfazione non è uno sport, ma un’arte marziale interna. Però mi ha permesso, alle soglie dell’età matura, di provare il piacere di un’attività fisica anche confrontandomi con altri, di fare pace con l’idea di disputare qualche garetta per principianti, e perfino di emozionarmi sentendo chiamare in pista “l’atleta Cicerone” .

 Mi sono persa qualcosa? E’ probabile: per molti di noi lo sport ha un ruolo importante, e d’altronde fa parte della nostra storia da millenni. Nell’antichità le competizioni erano legate soprattutto all’addestramento militare o a ricorrenze religiose, anche se già nella Roma imperiale i circenses fatti soprattutto di combattimenti tra uomini o con animali – qualcosa che oggi stenteremmo a definire sport- erano uno spettacolo apprezzato. Più avanti, tra il Medioevo e il Rinascimento, hanno cominciato a diffondersi i giochi con la palla, antenati di quelli moderni e finalmente accessibili anche alle classi popolari.

L’idea moderna di sport – e il termine stesso, derivato dal francese – nascono in Gran Bretagna nel diciannovesimo secolo, e sempre verso la fine dell’800 comincia a diffondersi lo sport professionistico, nascono le prime società sportive e, nel 1896, la prima olimpiade moderna. Molto diversa da quelle attuali, se si pensa che nella prima edizione furono ammesse solo nove discipline, contro la trentina delle ultime Olimpiadi. Perché l’idea stessa di sport è destinata ad evolvere, pensiamo alle attività oggi classificate come tali, ma anche all’apertura allo sport paraolimpico che valorizza la capacità di mettersi in gioco e superare i propri limiti personali a prescindere dal risultato assoluto.

(Trebisonda) Ondina Valla, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi olimpici (Berlino, 1936)

Ma forse la rivoluzione più radicale nel mondo dello sport viene dalla partecipazione crescente delle donne: anche se ci sono attestazioni di gare femminili nell’antica Grecia- i giochi Erei o Heraia, dedicati alla dea Hera – per secoli gran parte delle attività sportive sono state riservate ai maschi, anche per l’impossibilità di praticarle col tipo di abbigliamento imposto alle donne. Solo dall’inizio del ‘900 le atlete hanno cominciato a inserirsi in questo mondo, un’escalation che si è rapidamente trasformata in una valanga. Anche se il fondatore delle Olimpiadi moderne De Coubertin riteneva che il ruolo delle donne fosse soprattutto “quello di incoronare i vincitori”, dopo presenze sporadiche nelle precedenti edizioni alle Olimpiadi di Berlino del 1936 furono istituite competizioni femminili, che videro tra l’altro il successo dell’italiana Ondina Valla. Ma ancora nel 1967 la statunitense Kathy Switzer riuscì a partecipare alla maratona di Boston, all’epoca preclusa alle donne, solamente perché si era registrata come “K.V. Switzer”, e a completare la corsa grazie alla solidarietà dei compagni di gara, nonostante il direttore di gara l’avesse strattonata per allontanarla dal circuito. Oggi ci sono migliaia di atlete brave e famose, anche se in alcune discipline come il calcio lo sport femminile è ancora considerato ”di secondo piano”, e i compensi sono nettamente inferiori a quelli per gli uomini.

Personalmente, lo sport guardato continua a lasciarmi freddina: apprezzo il pattinaggio artistico o la ginnastica, che trovo però più affini alla danza che allo sport, o il Concorso Ippico cui mi legano il mio amore per i cavalli e molti ricordi di infanzia. Mail resto è noia… Sono del tutto refrattaria ai giochi con la palla, e a qualunque sport contempli l’uso di mezzi con ruote. Oltre ad essere allergica ad ogni forma di tifoseria, soprattutto perché non ho ben capito per quale ragione una casuale contingenza geografica dovrebbe orientare le mie simpatie….

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